USA: L’ORA DEL CAMBIAMENTO POSSIBILE
Credo che sia impossibile non esprimere il proprio pensiero circa il risultato elettorale verificatosi in america questa notte (4 novembre) in considerazione dell’entusiasmo suscitatomi dalla notizia della vittoria del candidato democratico Barack Obama.
Come tutti gli americani riversatisi nella piazza di Chicago e lungo le vie di questo straordinario Paese, anch’io aspettavano oramai da anni l’uscita da questo medioevo in cui si era cacciato il popolo americano. Ed ancora ho avuto la testimonianza come grande sia questo Paese che riesce a mettersi alle spalle finalmente questi anni bui (che anche noi, concittadini del mondo globalizzato abbiamo subito).
Ma analizziamo quali sono i caratteri salienti del cambiamento che avverrà negli Stati Uniti e nel mondo intero, perché tutto possiamo dire ma la verità incontrovertibile è che gli americani hanno scelto l’uomo che ha promesso il cambiamento più radicale rispetto agli altri candidati caduti nelle primarie dei due partiti.
Innanzitutto Obama riprenderà la via, in politica internazionale, della multilateralità dei rapporti con gli altri Stati, ciò vuol dire che in seno alle organizzazioni internazionali, soprattutto l’Onu, verranno prese le decisioni e mediati gli interessi tra gli Stati, e non con azioni unilaterali della politica internazionale di Bush.
In politica economica, vero cavallo di battaglia di Obama, le parole d’ordine saranno redistribuzione della ricchezza soprattutto agevolando le classi più povere e facendo riprendere la middle class, la classe media tanto bistrattata in questi anni. Inoltre una politica attenta alla famiglia, con maggiori detrazioni per i figli a carico, e sgravi fiscali per le imprese che assumono.
A tutto ciò bisogna aggiungere il significato delle elezioni di un afro-americano, per tutte quelle minoranze che sperano di uscire da questa apartheid silente che li rilegava ai margini della società, svolgendo i lavori più umili senza riscatto sociale. Certo un parallelismo con quanto avviene in Europa ed anche in Italia è obbligatorio in questo campo, con l’esplodere di un razzismo dilagante insensato e fomentato da una politica che va contro qualsiasi integrazione.
Gli Stati Uniti ci hanno dato una lezione e un segnale forte anche in questo, sta a noi recepire, analizzare ed elaborare, prima che manifestazioni violente come quelle messe in atto nelle periferie di Parigi possano scoppiare anche in Italia e nel resto d’Europa.
Ancora un altro insegnamento e segnale che il popolo americano ci manda, deriva dalla loro capacità di scegliere la persona che incarnava un cambiamento più radicale, nella logica del sistema americano in cui non vi sono le enormi differenze che riscontriamo nel nostro panorama politico. CAMBIAMENTO è stata la parola più significativa dei discorsi di Obama, egli è il cambiamento. Anche la Clinton e lo stesso McCain rappresentavano discontinuità con il passato, ma non così netta (non uso radicale di proposito) quanto Obama. Quest’ultimo non ha avuto paura di portare avanti discorsi e soprattutto un programma davvero alternativo alla politica messa in atto dal Presidente Bush. Alternativo e cambiamento, questo era il programma di Obama, no al dialogo o al cercar di conquistare l’elettorato moderato scimmiottando un programma fac-simile a quello repubblicano (al di là delle specificità del sistema politico americano premesso prima). Questa è una lezione per quei politici che troppo spesso fanno uso di trasformismo, senza mai delineare una seria proposta politica davvero alternativa.
Mi auguro che tale onda positiva derivante dal risultato elettorale americano, possa giungere ed investire anche il nostro panorama politico, da quello nazionale a quello locale. Questo entusiasmo ci investi e ci permetta di effettuare scelte e portare avanti un programma davvero alternativo da chi è stato maggioranza. Di tali scelte alternative abbiamo bisogno, anche nel nostro piccolo paese dominato da troppo tempo dai politici potentati di turni, che hanno fatto e disfatto tutto a loro piacimento, lasciandoci un dissesto finanziario, opere incompiute, un divario enorme tra politica e cittadini.
A tutto questo bisogna proporre discontinuità nella legalità, scelte difficili che tutte le forze di opposizione dovrebbero iniziare a prendere per ricucire quello strappo tra politica e cittadini necessario al cambiamento. Tutti i partiti e le forze, a cominciare dal più grande partito, proprio lo stesso Partito Democratico (nostrano) di Obama, dovrebbe scrollarsi di dosso dubbi e incomprensioni interne e non, e portare la bandiera del cambiamento reale e sincero. Solo proponendo il cambiamento possiamo dire: YES, WE CAN!
mercoledì 5 novembre 2008
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