lunedì 23 febbraio 2009

L'autocensura




L'annunciata legge sulle intercettazioni è oscurantista e illiberale, anzi una vera e propria pietra tombale sul diritto di cronaca come hanno scritto congiuntamente gli editori e i giornalisti.

Condividiamo integralmente questo giudizio, ma ci permettiamo di segnalare che anche i fenomeni di autocensura e di auto imbavagliamento sono una pietra tombale sull’Art21 della Costituzione. Qualche giorno fa, sempre su questo blog, Marco Travaglio e Pancho Pardi hanno descritto il silenzio e la sciatteria che hanno circondato la sentenza sul caso Berlusconi Mills.

In particolare Rai e Mediaset hanno affrontato la vicenda con reticenza, imbarazzo, in taluni casi nascondendo o cancellando la notizia, che, comunque la si giudichi, era clamorosa, talmente clamorosa che in altri paesi ci sarebbero state le contestuali dimissioni del presidente del consiglio. Il senatore Pardi, molto civilmente, ha chiesto spiegazioni almeno alla Rai.

Nessuno ha ritenuto di rispondere in modo formale.
Allora proviamo a farlo noi, attraverso una ricostruzione assai vicina alla realtà.
Nessuno aveva voglia di prendere in mano questa patata bollente, alla vigilia della completa berlusconizzazione della Rai. La gestione della sentenza è stata relegata alla sede regionale.

Nessun inviato è stato spedito dai tg nazionali. Carlo Casoli, il coraggioso cronista di Milano che seguiva questi processi, è da tempo confinato nell’ufficio stampa. La sua storia è stata raccontata da Marco Travaglio e da Loris Mazzetti.

La sentenza è stata ritenuta talmente importante che all’atto conclusivo c’erano molti inviati e molte telecamere estere, ma la Rai era rappresentata da un appalto esterno. Quelle immagini sono poi state riversate e ciascun tg ha costruito o non costruito il pezzo. Per esempio il tg3 nazionale ha realizzato il servizio e ha messo nei titoli la notizia. In qualsiasi altro paese civile sarebbe stata l'apertura dei Tg pubblici e privati, poi sarebbero seguiti i commenti e persino qualche editoriale sdegnato contro i giudici comunisti. Qui si è scelta la strada della omissione, della cancellazione, della sottovalutazione, della espulsione dalla agenda mediatica.

Il dibattito sulle ronde padane gode di una copertura superiore alla notizia che il premier si è salvato solo perché si è appena fatto approvare una legge su misura chiamata lodo Alfano.
Quanto è accaduto non ha nulla a che vedere con la legge sulle intercettazioni, ma è un esempio classico di autocensura, di auto imbavagliamento, di subalternità allo spirito dei tempi.
Non osiamo pensare a quanto accadrà quando, tra qualche settimana, Berlusconi avrà completato la presa di possesso di tutte le principali piazze mediatiche.
Per queste ragioni non ci è sembrato giusto lasciar cadere le denunce formulate da Pardi, da Travaglio, riprese da Stille su Repubblica.

Sarebbe ora e tempo che la Rai fornisse una risposta non tanto a noi, quanto a quella parte della comunità nazionale che non intende accettare di vivere bendata, assordata, accecata.

Siamo sicuri che tutte le associazioni sindacali e professionali (che per fortuna hanno immediatamente fatto sentire la loro voce a Milano) vogliano accendere tutti i riflettori non solo sul singolo episodio, ma sul più complessivo piano, già in fase di realizzazione, di arrivare a realizzare un polo unico integrato Raiset. Non vorremmo apparire fuori dal tempo e un po’ fissati, ma di questo piano parlava già Licio Gelli, e molti dei suoi allevi hanno oggi in mano buona parte del potere politico e mediatico.

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